Kamikaze in Libano, e un missile per John. Signore della guerra, dacci oggi la nostra balla quotidiana.
di Enrico Carotenuto
La guerra in medio oriente si combatte sui nostri media. Perchè? Perchè è così che possono alzare o abbassare la manopola del supporto a qualsiasi porcata. E soprattutto possono tenere basso il volume del dissenso.
Continuiamo il nostro periodico gioco di rivelazione delle informazioni distorte relative alla guerra, che oggi troviamo in prima pagina sui siti del Ministero della Propaganda.
La prima notizia in cima al sito italiano preferito del governo gesuita è: “Gli USA ammazzano Jihadi John con un missile – o almeno credono di averlo ammazzato“. Ce lo dicono bello chiaro, in cima alla pagina. La notizia, tradotta, suona più o meno così: “Tranquilli, non è come sembra, la NATO fa davvero la guerra all’ISIS, non credete a tutti quelli che si permettono di ragionare con la loro testa: la NATO è buona, l’ISIS è il male, e non è vero che è una creatura della NATO stessa. D’altronde guardate: FORSE siamo riusciti ad ammazzarne UNO!“
Beh, ottimi progressi, non c’è che dire. Fantastico: in anni di “guerra” all’Isis, forse la NATO è riuscita a far fuori il loro boia. Eh, già, non un generale, non un capo di qualche genere, non una di quelle simpatiche colonne di pick up nuovi di zecca che sono così visibili in mezzo al deserto, ma così invisibili ai satelliti americani. No, hanno colpito l’addetto preposto agli sgozzamenti in cinemascope, quelli con il passamontagna nero e le tutine arancioni, perchè si sa, in mezzo al deserto i prigionieri vanno vestiti rigorosamente di arancione (ma quelle tute non vi ricordano quelle degli “inmates”, degli “ospiti” delle prigioni americane? Non sarà che queste tutine siano servite a fare colpo su una popolazione mediamente molto ignorante e abituatissima ad associare la tutina colorata alla prigionia? NDA).
Veramente un colpo decisivo alle capacità militari dell’ISIS. Lascio al filmato qui sotto il miglior commento possibile a questa fantastica impresa della NATO.
La seconda notizia della giornata, riportata un po’ più in basso, è quella dell’attentato di kamikaze multipli nelle strade di Beirut controllate da Hezbollah. 40 morti almeno.
Per chi si fosse sintonizzato solo ora, ricordiamo che Hezbollah, l’organizzazione militare sciita, era l’unica a fare veramente la guerra all’ISIS fino all’entrata in scena della Russia e delle truppe regolari Iraniane.
La notizia è vera, ma chi è che l’ha fatta circolare con dovizia di particolari, con dati “in tempo reale”?
Chi se non i nostri cari vecchi conoscenti del SITE Intelligence Group? Avevamo già parlato di questo fantastico trio di disinformatori formato da un’agente del Mossad, un professore della gesuitissima Georgetown University e un massone “inglese” di alto grado. Sono gli stessi che hanno fatto circolare ed accreditato i famosi filmati di Jihadi John, di cui sopra. A tutti gli effetti sono loro i portavoce dell’ISIS, e quindi è giusto che siano loro a confermare che le esplosioni sono state causate dall’ISIS.
L’articolo in questione termina con un accenno inquietante a vaghe “fonti britanniche” (sic!) che indicano il possibile ritorno in patria dell’ex-primo ministro Saad Hariri, fuggito proprio in seguito a forti dissapori con Hezbollah. Qui la trama si fa più interessante: Saad Hariri infatti è l’erede miliardario di Rafiq al Hariri, magnate delle costruzioni, del petrolio, ecc, che altro non era che il terminale dell’influenza Saudita in Libano. Rafiq fu ucciso nel 2005 da un attentatore kamikaze, forse mandato dai siriani. Il figlio Saad è cresciuto anch’egli coi sauditi, e indovinate un po’ dove è andato all’università?
Esatto: alla Georgetown University…
Quindi abbiamo un articolo che viene da fonte gesuita, in cui si parla di un attacco kamikaze contro gli hezbollah pro-Siria che termina col “possibile” ritorno in Libano dell’ex primo ministro, terminale Gesuito-Saudita, il cui padre è stato ucciso da un attacco kamikaze siriano. Ora sappiamo cosa aspettarci in Libano nel prossimo futuro.
Ricordiamo ai non guardanti e non ascoltanti che ISIS è un simpatico prodotto della NATO e dei suoi amichetti wahabiti in Arabia, Qatar, ecc.
Quindi il Signore della Guerra oggi voleva fare due cose: voleva dirci chi sono i buoni secondo lui, e voleva mostrarci il caos “inevitabile” di un medio oriente in cui “i buoni” non sono l’unica forza dominatrice.
Insomma, come al solito voleva gabbarci.
Invece, siccome il Signore della Guerra fa le pentole, ma non i coperchi, e grazie alla possibilità che ognuno di noi ha di osservare ed approfondire, è riuscito a fare esattamente l’opposto: ci ha ricordato che i buoni non sono certo quelli che dice lui, e ci ha fornito l’ennesima indicazione chiara ed inequivocabile di quale sia la vera potenza politica in questo momento. Quella responsabile per i giochetti e le trame che vediamo a tutti i livelli: dal locale al globale. Una potenza di tante buone parole che mascherano l’oscurità più profonda.
Non facciamoci fregare, guardiamoli bene, e teniamo ben salde le nostre mani sulle manopole dei nostri sentimenti e dei nostri pensieri.
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