Brutale attacco di Renzi ai Sindacati: da una parte Bene, dall’altra Malissimo
di Fausto Carotenuto
Ieri gli operai delle acciaierie di Terni hanno trovato a Roma una polizia estremamente e rapidamente violenta, che ne ha feriti quattro e malmenati molti altri. Mentre il governo riceveva i loro padroni della ThyssenKrupp, discendenti – sempreagalla – delle più oscure famiglie di fabbricanti di armi per i nazisti.
L’alto ieri il Governo Renzi aveva maltrattato apertamente i sindacati: “Se volete trattare con il governo dovete essere parlamentari, fatevi eleggere in Parlamento… Altrimenti il vostro interlocutore sono gli imprenditori… Noi al massimo vi ascoltiamo… come tutti. Ma poi facciamo come ci pare… Con voi non trattiamo.”
Qualche anno fa frasi del genere avrebbero provocato l’immediata caduta del governo. Ma i tempi sono molto cambiati…
Naturalmente forte l’ira dei sindacati per un atteggiamento del governo del tutto nuovo e sorprendente.
La Camusso, leader della CGIL ha protestato vivamente, dicendo giustamente che Renzi è “espressione dei poteri forti”, ed immediatamente la Picierno, una delle giovani sacerdotesse del renzismo, le ha rovesciato addosso accuse di corruzione ( “eletta con tessere false”…)
Sono proprio passati i tempi quando il PCI difendeva i lavoratori e aveva come strumento sindacale la potentissima CGIL. E’ prima diventato PD, una specie di Democrazia Cristiana, e poi con Renzi è finito del tutto nelle mani di gesuiti e massoni. E quindi ora si ritrova dalla parte dei padroni e fa di tutto per sacrificare gli interessi dei lavoratori. Ad un PD di destra la CGIL non serve più.
Sono quarant’anni che i sindacati trattano con il governo, ed ora hanno saputo che è finita. Per loro un vero incubo.
Anche se invocassero scioperi generali o altro… con i media contro, il Parlamento e l’ex PCI ostili, e la crisi economica che morde, quanta gente li seguirebbe?
Da una parte questo ridimensionamento dei sindacati è un bene, in quanto la triplice sindacale è negli anni diventata un vero e proprio verminaio di corruzione, di occupazione di poltrone e di spazi, di massa di manovra impropriamente economica e politica. Una galassia di centri di potere ipergarantiti, spesso distanti dalle reali esigenze del mondo del lavoro. Un vero e proprio peso parassitario per il buon funzionamento della società.
Ma questo non in quanto sindacati, la cui funzione di difesa dei lavoratori è nobilissima e necessaria. Ma in quanto presidiati spesso da dirigenze corrotte ed occupate a rafforzare il proprio potere. Naturalmente con le dovute nobili eccezioni; poche, e soprattutto ai livelli locali.
Lo strapotere sindacale, cresciuto nel ventennio 70-90, ha creato certamente seri problemi all’imprenditoria italiana, ma anche un sistema di garanzie sufficientemente valido e avanzato per i lavoratori.
Ora il governo Renzi – strumento della finanza internazionale di origine gesuitico-massonica – si sente abbastanza forte, anche grazie alla crisi economica, per menare fendenti al potere ed alla credibilità del sindacato.
Da una parte sarebbe un bene veder crollare questo protervo e corrotto potere sindacale, che tanto abbiamo subito per decenni. Ma dall’altra l’attacco del governo ci preoccupa notevolmente.
E’ chiaro che si vuole gettare il bambino della difesa dei diritti dei lavoratori insieme all’acqua sporca dei sindacati tradizionali.
Con la scusa del malfunzionamento dei sindacati, se ne vuole mettere in discussione la funzione. Nella direzione di un liberismo economico divoratore dei diritti della gente comune e favorevole ad un più forte dominio delle élites finanziarie.
E’ la stessa cosa che stanno facendo in politica: con la scusa di una classe politica corrotta, si vuole ridimensionare la nostra rappresentatività politica (senato, provincie, autonomie finanziarie locali) allo scopo di ridurre gli strumenti democratici a nostra disposizione.
Si fa finta di ripulire il sistema dalle sue pur vere derive degradanti, per cambiarlo in un regime della finanza internazionale europeista e mondialista. Molto peggiore.
Non bisogna diminuire la rappresentatività, ma aumentarla. Ma è anche vero che i rappresentanti, che siano politici o sindacali, devono necessariamente fondare la loro funzione non sulla brama di potere e di denaro, ma su un etico servizio alla società, per il bene di tutti.
Per ottenere questo occorre concentrarsi sulla formazione di coscienze libere, ispirate da ideali elevati, amanti della società: non c’è altra strada più pratica.
E’ inutile mandare in politica o nel sindacato gente nuova di non adeguata preparazione e di un debole livello etico e di coscienza. Finiranno rapidamente per fare quello che facevano i loro predecessori: diventare strumento di poteri forti o del proprio egoismo predatorio.
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