Coltivare il nostro senso della meraviglia è utile? A cosa serve?
di Giorgio Carotenuto
“E se poteste mantenere la meraviglia del vostro cuore dinanzi ai miracoli quotidiani della vostra vita, il vostro dolore non sembrerebbe meno meraviglioso della vostra gioia.”
Con queste parole il poeta Khalil Gibran racchiudeva il senso vero della meraviglia, descrivendola come uno strumento utile a ristabilire un contatto più profondo e completo con la realtà. Utile a riequilibrare la nostra visione della vita. In che modo?
Quotidianamente, la nostra percezione del mondo è infatti sottoposta ad un costante flusso di informazioni e pensieri di ogni genere, alcuni dei quali adottiamo e maturiamo anche inconsciamente. E meno ne siamo consci, più ci sono probabilità di adottare punti di vista “distorti” ed atti a compiacere i nostri sentimenti più bassi: ansia, paura, invidia, rabbia ecc…
E più maturiamo questi sentimenti, più essi andranno a deformare la nostra visione del mondo, come un paio d’occhiali presi in prestito: questi non combaceranno mai interamente con la nostra personale e naturale vista, ma solo in parte…e col tempo andranno a celare o distorcere alcune verità.
Soffermarsi ed esercitare il nostro senso della meraviglia significa fare un piccolo passo indietro e sollevare per un attimo il velo delle nostre impressioni emotive, per tornare a vedere con maggiore chiarezza quelli che sono gli aspetti belli e positivi della nostra vita: il luogo in cui viviamo, le persone con cui interagiamo ogni giorno, anche le nostre doti, le nostre stesse responsabilità.
Ci permette di trovare quei punti in cui l’amore già alberga e, dove manca, ci dà la carica per versarne del nostro…questa infatti sembrerebbe la migliore chiave di interpretazione dell’ aforisma di Gibran: la meraviglia ci aiuta a capire quello che possiamo fare noi, oggi, per migliorare qualche aspetto della nostra vita. Aiuta a migliorare noi stessi.
Questa chiave ci permette di capire più a fondo la seconda parte del suddetto aforisma:
“…il vostro dolore non sembrerebbe meno meraviglioso della vostra gioia.”
Effettivamente è difficile pensare che si possa provare meraviglia per un momento di difficoltà e di sofferenza.
Gli eventi negativi che viviamo nel corso della nostra vita – malattie improvvise, incidenti, attacchi da parte di altre persone, ma anche i piccoli ostacoli quotidiani – spesso sembrano di natura casuale e priva di logica, di senso.
Eppure quando osserviamo la bellezza della natura non abbiamo la stessa sensazione. Ci sembra parte di un disegno armonioso, curato ed estremamente intelligente. Anche un albero, però, ha dovuto lottare ed incontrare ostacoli durante la sua crescita. Ostacoli che hanno contribuito allo sviluppo della sua forma finale, in tutta la sua singolare bellezza.
Questo pensiero suggerisce che gli ostacoli che noi stessi incontriamo sono lì per renderci migliori…per alimentare la nostra crescita nel modo in cui ci è individualmente più consono. E se applichiamo il nostro senso della meraviglia in questo caso possiamo trovarci in condizioni di esserne più coscienti, di chiedere a noi stessi: “che cosa mi insegna questo problema? Che cosa posso fare per reagire nel modo migliore, più umano, più utile a crescere verso l’alto, come fa una pianta? Solitamente, reagisco male? Come? E se questa volta cercassi di fare la cosa migliore, se cercassi di agire diversamente? Di reagire con amore?…”
Il nostro senso della meraviglia in questo caso diventa uno strumento utile a convertire un male in un bene potenziale. Nel tempo, come suggerisce Gibran, il dolore non sembrerà meno meraviglioso della gioia.
E se ci riflettiamo, questo è vero: se pensiamo a come eravamo, ad esempio, dieci anni fa, le esperienze che abbiamo vissuto sia nel bene sia nel male nel corso dell’ultima decade ci hanno generalmente portato ad essere persone migliori. La maggior parte di noi non tornerebbe mai indietro.
La meraviglia è intrinsecamente aperta al nuovo e priva di pregiudizi, come sono i bambini, che sono aperti a tutto perchè non hanno ancora classificato ogni cosa, come invece fanno gli adulti. Ma proprio così imparano molto di più di noi, che ormai difficilmente percepiamo e apprezziamo le infinite possibilità di quello che ci viene incontro, in quanto siamo chiusi nel nostro aver già tutto classificato. Per apprezzare fino in fondo il senso della vita e di quello che ci capita non a caso, come un messaggio per noi, occorre non essere bloccati nel pregiudizio, ma aperti nella meraviglia che comunque in quello che ci viene incontro c’è un qualcosa di stimolante… che tende al positivo, in qualche modo tutto da scoprire.
Impiegare questo strumento nel presente (e non solo nei confronti degli eventi passati) ha il potere di elevarci, di aiutarci ad essere persone migliori, di reagire nel modo giusto ed amoroso quando arriva il momento di difficoltà…di curare non solo le nostre ferite personali, ma anche quelle del nostro contesto quotidiano e delle persone che condividono la nostra esistenza.
Il filosofo e maestro spirituale Deunov diceva:
“La felicità dipende anche dallo spirito elevato dell’essere umano. È felice solo il saggio perché egli comprende il senso delle disgrazie. La felicità dipende dalla mente, dal cuore e dalla volontà della persona.”