Pecoraro Scanio: “Rio+20 fallita, green economy tradita”
Redazione
La conferenza di Rio non è stata altro che un grande “lavaggio verde”: un baraccone per far credere che i potenti della terra si stiano occupando del problema ambiente. Un modo di tranquillizzare le coscienze di quella enorme massa di persone che vorrebbe si facesse qualcosa riguardo allo sfruttamento insensato ed insostenibile del pianeta.
Il Presidente di Fondazione Univerde ed ex Ministro dell’ambiente: “Indietro di 20 anni. Nel ’92 si puntava a contenere la Co2 entro le 350 parti per milione, oggi si arriva 400 ppm, insostenibile per la comunita scientifica mondiale”
Pecoraro Scanio: “Rio+20 fallita, green economy tradita”
“Ho partecipato, con diversi ruoli, a tante conferenze internazionali, ma difficilmente ho visto un così miserevole risultato, un fallimento palese”. Questo è il commento, estremamente negativo e sconfortante di Alfonso Pecoraro Scanio, riguardo la conferenza internazione Onu di Rio+20. Secondo il Presidente di Fondazione Univerde ed ex Ministro dell’ambiente, al tanto atteso appuntamento brasiliano sarebbero stati disattesi due obiettivi altamente prioritari: sviluppo della green economy e una nuova governance ambientale.
“Perfino la stampa meno ambientalista ha dovuto evidenziare il tradimento anche delle aspettative meno ambiziose – continua Pecoraro Scanio – la green economy si è trasformata nello show del green washing di troppe multinazionali che, senza rinunciare alle attività inquinanti e climalteranti tradizionali, spesso invece in aumento, aggiungono qualche azione green. Magari si tratta anche di singole azioni di buona qualità ma ininfluenti nella battaglia mondiale per evitare un catastrofico aumento della temperatura e del tutto annullate proprio dalle crescenti attività dannose ,una “compensazione” al contrario”.
Eppure, secondo il Presidente di Fondazione Univerde, sarebbero tante le vere green economy messe in atto da decine di migliaia di professionisti, realtà locali, piccole, medie e grandi imprese davvero innovative e che stanno dando lavoro a centinaia di migliaia di persone. “Ma il documento finale di Rio non riesce nemmeno a definire quale sia la Green Economy utile al Mondo – continua – Rio ha abdicato anche sulla difesa degli oceani dalla pesca insostenibile, un impegno doveroso e che non impattava nemmeno con il muro delle potenti lobby nere del petrolio .
Ed ancora, dopo anni di appelli nemmeno un’agenzia dell’Onu per l’ambiente. Ricordo di essere stato a Parigi, all’Eliseo, ad un incontro organizzato dall’allora presidente Chirac dove si lanciò la richiesta di trasformare l’Unep (programma ambientale dell’Onu: ndr) in un’agenzia sul modello della Fao o dell’ Unesco. Lo stesso neopresidente francese Hollande, cui va dato atto di essere stato l’unico leader del G8 a passare da Rio dopo il vertice del G20 del Messico, ha perorato la causa dell’agenzia senza alcun esito. Nulla nemmeno sulla governance. Ci si interroga allora sull’utilità di queste dispendiose conferenze. E mi chiedo anche perché l’Italia e l’Europa hanno approvato questo testo vuoto?
Ricordo che alla conferenza di Bali nel 2007, di fronte all’ostinata opposizione della rappresentante di Bush noi europei decidemmo di andare avanti comunque rischiando il fallimento della conferenza pur di non annacquare in maniera inaccettabile il testo finale. In una drammatica seduta plenaria,con il capo dell’Unep che scoppiò in lacrime, terminata in tarda mattinata dopo un’intero pomeriggio ed una notte insonne di braccio di ferro la delegata degli Usa, di fronte all’isolamento e perfino alle offese ricevute da molti piccoli stati ritirò il veto e un applauso liberatorio concluse lo scontro”.
Tutto da rifare, dunque? “Ci sono momenti in cui è meglio un confronto aperto e duro piuttosto che un compromesso ad ogni costo. Per fortuna tante associazioni,enti locali, imprese etiche stanno operando autonomamente per ridurre le proprie emissioni e proprio in occasione del vertice sono stati annunciati risultati concreti di taglio dal basso delle emissioni. È una speranza ma anche un ulteriore riprova della crisi delle politiche e delle istituzioni tradizionali, e questo resta un grande problema”.