Gli italiani e i rom, un rapporto difficile
Un articolo di Marco Orlando.
L’Italia tarda ancora ad introdurre le misure d’integrazione ormai adottate da molti altri popoli. Anche se non ci piace affatto la struttura antidemocratica dell’Unione Europea, ci sono molti uffici che si preoccupano di stabilire regole per una convivenza civile con tutti. I soliti due pesi e due misure all’italiana: da una parte ci affanniamo a svendere gli ori di famiglia per diventare parte del reich europeo, dall’altra ce ne freghiamo delle politiche d’integrazione. E se facessimo il contrario?
Le recenti denunce di alcune organizzazioni internazionali sulla segregazione dei Rom in Italia, e le polemiche seguite in seguito alla dichiarazione del ministro Ricciardi di dare casa e stabilità sociale a questa comunità ha fatto tornare il tema dell’ integrazione di questa minoranza e della percezione dell’opinione pubblica riguardo alla condizione sociale degli ” zingari” al centro del dibattito pubblico.
Nel 2008 sono stati realizzati alcuni sondaggi realizzati dall’Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione che mostrano come il giudizio degli italiani su questa comunità sia influenzato principalmente dall’ opinione che si dedichino al furto e sfruttino i bambini: il 47% degli intervistati ha infatti un immagine negativa dei Rom, il 35% valuta in eccesso il numero persone appartenenti a questa minoranza in Italia, stimandola tra le cinquecentomila e due milioni di persone e infine l’84% è convinto che siano prevalentemente nomadi. Solo il 35% crede che siano emarginati e appena il 12% ne ha un’immagine neutra o positiva, mentre Il 65% reputa che Rom e Sinti siano un popolo discriminato.
Da un indagine del Senato risulta invece una realtà ben diversa da quella percepita dal campione intervistato. Dalle rilevazioni risulta che nella penisola vivono circa 170 mila rom che rappresentano circa lo 0,2% della popolazione italiana, la percentuale più bassa d’ Europa. Il 60% ha meno di 18 anni e il 40% un età inferiore ai 14 anni, il Il 50% è cittadino italiano, il 20, 25% proviene da altri stadi dell’ unione europea, mentre un altra parte che proviene principalmente dall’ ex yugoslavia è apolide.
La popolazione stanziale costituisce la quasi totalità di questa minoranza, mentre solamente il 3% è nomade, una piccola quota che alimenta la falsa credenza popolare che i Rom siano nomadi, e che la vita nei campi faccia parte della cultura di questa popolazione.
Infatti solo 40 mila Rom e Sinti vivono nei campi di accoglienza (strutture che non esistono se non in minima parte nel resto dell’ Europa), situati principalmente nelle periferie delle grandi città come Roma o Milano e caratterizzati da condizioni inumane e degradanti. Nei campi abusivi infatti mancano i principali servizi igienico sanitari e spesso le baracche sono costruite a ridosso di discariche, infestate dai topi. I campi regolari invece, sono costruiti secondo criteri che rendono alquanto difficile l’ integrazione dei rom nel tessuto sociale, perchè gli insediamenti vengono posti nelle periferie delle città o fuori dai centri urbani, lontano dai principali servizi, ai margini della società.
Questa situazione è ancora più grave se si considera che l’ unione europea ha avviato una serie di leggi che tutelano la comunità rom e ha stanziato 15 milioni di euro per l’ inclusione sociale di soggetti svantaggiati attraverso programmi quali la costruzione di alloggi.
L’ emarginazione di questa minoranza in Italia non è sfuggita alle principali associazioni e istituzioni umanitarie internazionali, tra cui il comitato europeo per i diritti economici e sociali, il commissario per i diritti umani del consiglio d’ Europa, la commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza, il consiglio dei diritti umani dell’ onu, il comitato onu per l’ eliminazione della discriminazione razziale e amnesty international. Queste organizzazioni hanno denunciato la politica segregazionista delle istituzioni italiane verso i rom e il ricorso da parte del governo italiano di misure discriminatorie verso questa comunità per fronteggiare un presunto problema di ordine pubblico e sicurezza.
Nel maggio 2008 infatti è stata dichiarata l’ emergenza nomadi, che ha consentito la deroga alle norme internazionali che tutelano i diritti umani, per sgomberare alcuni insediamenti rom, e solo nel 2011 il consiglio di stato, il più alto organo di giustizia amministrativa in Italia, ha dichiarato illegittimo il decreto governativo relativo all’emergenza nomadi.
Può interessarti anche: