Ma Tsipras ci fa, o ci è?
di Enrico Carotenuto
I greci hanno detto NO! Evviva! Bene! E cosa fa Tsipras? Va a chiedere altri soldi in prestito. Cosa c’è di male?
Tutto, perchè la situazione è la seguente.
Immaginate che la Grecia sia un pover’uomo indebitato con uno strozzino. Talmente indebitato che un terzo di tutti i soldi che il pover’uomo guadagna vengono spesi solo per le necessità più basiche: mangiare, bere, e pagare i mezzi per andare a lavorare. I restanti due terzi invece, servono a pagare gli interessi allo strozzino. Ma questi due terzi non bastano, ed il poveretto non può ridurre ulteriormente le sue spese, perchè se non mangia, non beve, o non va a lavorare, non può sopravvivere.
Ora immaginiamo che il poveretto in questione faccia come Tsipras: vada dallo strozzino e gli chieda un ulteriore prestito, che userà per pagare gli interessi sul debito precedente. Il risultato, scontato, è che qualche mese dopo il poveretto si ritroverà in una situazione ancor più drammatica di quella in cui si trovava prima del secondo prestito, perchè le sue entrate non sono aumentate, e ogni mese si ritrova a dover pagare ancora più interessi di prima.
Questo è quanto.
L’unica via di uscita che ha il poveretto, non è quella di prendere altri soldi dallo strozzino, ma di rifiutarsi di pagarlo e di denunciarlo alla legge per usura, minacce, riduzione in schiavitù e varie ed eventuali.
Guardacaso, è proprio ciò che la Commissione Parlamentare di Verità sul Debito Pubblico, formata da 35 esperti di varie nazionalità, ha raccomandato al governo greco, pubblicando le proprie conclusioni preliminari, dopo aver esaminato la composizione e la natura del debito della Grecia. Conclusioni che possiamo ascoltare in questo breve video:
Tsipras ha preso nota di queste conclusioni?
Un’altra ipotesi fattibile, forse, sarebbe quella di una moratoria, o al limite una rinegoziazione totale del debito con tassi irrisori, o addirittura negativi, così da permettere una graduale diminuzione del debito pubblico. Una sorta di “volemose bene“, in cui le perdite vengano condivise dai creditori (le banche). Ma farsi prestare altri soldi proprio no. Questa in realtà è l’unica alternativa all’uscita dall’Euro.
Ma allora, tutta la manfrina del referendum, a cosa è servita?
Apparentemente a nulla, se non a far credere a greci ed europei che il popolo conti qualcosa, e a poter dire che i greci hanno scelto democraticamente la propria eutanasia, e far credere che non esista vita al di fuori dell’Euro.
Un’altra spiegazione, è quella di spingere ulteriormente in direzione dell’Unione. Ovvero spaventare talmente tedeschi e francesi (che sono quelli che hanno da perdere veramente da un default greco), da fargli accettare la perdita dei loro privilegi, e la costruzione di un’Unione in cui, come accade in altre unioni, tipo quella americana, esistano dei meccanismi di solidarietà che fanno confluire capitali dalle zone più ricche a quelle più povere, come ad esempio il welfare. Ma soprattutto una unione monetaria vera, con una banca centrale vera, prestatrice di ultima istanza. Infatti negli ultimi giorni sono arrivati strani segnali da più parti, con Monti che ha parlato di “rigidità” tedesche, con articoli sui vari quotidiani nazionali che inneggiano ad un’Europa più Europa, e addirittura con d’Alema che va in televisione a dire, una volta tanto, la verità! Cioè che l’Europa, per come è adesso, funziona al contrario: ovvero i capitali fluiscono dai paesi poveri verso quelli ricchi. Ma tanto, a lui, chi gli crede più? (vedi video qui sotto, in particolar modo dal minuto 5:50)
Noi continuiamo a pensare che le alternative politiche che vengono proposte ai popoli siano sempre funzionali alla creazione del super stato, in un modo o nell’altro. E quindi che Syriza non faccia eccezione. Continuiamo però ad appoggiare la scelta dei greci di non sottostare per forza alle decisioni della Troika. Ed è questo che in fondo il referendum ha decretato: è un’arma in mano a Tsipras, che così può minacciare l’Europa, per scendere a patti che convengano a tutti. E allora perchè non lo fa?
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