L’arte della felicità
Paola Lo Sciuto
Sceneggiatura perfetta, “L’arte della felicità” è un piccolo capolavoro come é stato definito, con una evidente ispirazione dei fondamentali principi buddisti , in cui si alternano il mondo simbolico e quello spirituale, con il piano del tempo in cui si svolge l’azione.
Il mezzo di espressione é l’animazione stop motion tridimensionale e bidimensionale. I diversi stili pittorici, parlano di piani diversi di un unica realtà : quella dell’interiorità del protagonista.
Le immagini si presentano a noi, visualizzando l’alternarsi del flusso interiore in cui i pensieri, la realtà e l’immaginario del protagonista vengono presentati su un unico piano narrativo. Un bimbo carica la sua piccola macchina a molla: è quella di un taxi di latta che percorre gli ostacoli disseminati nella propria stanza, così come il bimbo diventato grande, percorre il suo destino e la città di Napoli sepolta dalla spazzatura con il suo taxi portando in giro i clienti e i suoi pensieri che esprimono una crisi profonda.
La storia narra della crisi del protagonista scaturita dalla morte inaspettata del fratello che aveva deciso di diventare improvvisamente monaco buddista, lasciando lui e la loro carriera di musicisti, lasciando la famiglia, la sua vita di sempre, tutta la sua routine per finire l’ultimo periodo della sua esistenza nascondendo la malattia, lontano dal mondo e vicino solo a se stesso.
Così nel film, pittura visiva mirabile ad opera di artisti tutti partenopei, si introducono messaggi che riguardano il vacillare della realtà così come la si conosce comunemente: si introducono concetti sull’ inesistenza del caso; l’ipotesi di non avere soltanto una vita e soprattutto indicazioni su come agire l’arte del vivere qui ed ora.
Nel film, l’arte della felicità è il nome di una radio ascoltata dal tassista il cui speaker introduce forme pensiero di grande profondità. La voce è come uno spiraglio di luce che apre il cielo su una Napoli piegata dalla pioggia incessante, come la pressione del reale piena di tristezza e desolazione che incombe sulle anime che cominciano però a dubitare. Il dubbio e la crisi sono sempre il primo passo per una via di salvezza, e la crisi del protagonista, la sua rabbia sono in realtà necessari per rompere con gli schemi e aprirsi ad altre potenzialità, ad altre risorse.
Un fratello che decide di allontanarsi quando scopre di essere malato di cancro e di vivere gli ultimi momenti della vita non da malato, pensando solo all’incessante presente, sono lo stimolo per il tassista a ritornare ad essere se stesso, ritornare a suonare ed amare la vita in ogni attimo presente. Piccola grande risoluzione dell’arte del vivere per essere felici.