Il gioco d’azzardo: nuova devastante frontiera dell’attacco alle coscienze
di Enrico Carotenuto
Dall’esperienza di chi ha vissuto in prima persona la nascita del gioco on-line, un articolo sulla droga più usata negli ultimi anni.
Il gioco d’azzardo è ormai ovunque. E’ la maggior fonte d’introiti pubblicitari sia sui media convenzionali che sul web. L’offerta è infinita, e va dal gioco statale, dai gratta e vinci al superenalotto, al gioco privato, alla miriade di casinò on line, video poker e slot machines nei bar. Ormai buona parte dei tabaccai e dei bar sono diventati piccoli casinò. Giocano tutti, giochiamo tutti, o quasi. Chi non ha mai giocato il superenalotto, o comprato un gratta e vinci? Quello che quasi nessuno dice, è che il gioco d’azzardo è la nuova linea d’attacco alle coscienze.
Io lo scoprii dieci anni fa, in quanto inconsapevolmente feci parte dell’allora nascente industria dei casinò on line. Il mio ruolo era quello di gestire il cosiddetto “back office” per conto di vari proprietari di siti di gioco, che appaltavano la gestione dei clienti e dei pagamenti a società come quella per cui lavoravo. In 4 anni nell’industria, dal 1998 al 2002, ho parlato con migliaia di clienti, effettuato transazioni per centinaia di milioni di dollari, ed ho gestito la comunicazione delle case da gioco con i siti internet nei quali i giocatori si scambiano informazioni e lamentele sui vari casinò, softwares, ecc.
Quando fui assunto la prima volta, non sapendo nulla del settore in cui mi stavo inserendo, cercai on line dei titoli che potessero farmi capire chi erano i giocatori, come funzionava la loro mente, cosa potevo fare io per servirli meglio, e per servire meglio la società per cui lavoravo. All’epoca non circolava molta letteratura in merito, si trovavano solo guide su come vincere ai vari giochi, ma trovai su Amazon un libro sul gambling patologico. Il libro riportava anni di studi condotti negli Stati Uniti, dove il fenomeno del gioco d’azzardo era all’avanguardia da decenni, tanto che intere città, come Las Vegas e Reno, vivono tuttora quasi esclusivamente di gambling.
Quello che lessi mi turbò parecchio. In pratica l’azzardo veniva, a seguito degli studi, paragonato alla droga. Peggio: si riportava che gli effetti del gambling patologico sulla vita dei giocatori e delle loro famiglie, era ben più devastante dell’effetto di droghe pesanti quali eroina e cocaina.
Innanzitutto per la rovina finanziaria: un solo giocatore poteva rovinare il benessere economico di tutte le persone coinvolte affettivamente con lui. Intere famiglie sfrattate, o ridotte sul lastrico per le azioni di un solo membro.
Per la singola persona l’effetto è più devastante in quanto è molto più difficile accorgersi di essere “drogati”: un eroinomane lo sa che è un eroinomane, e anche se s’inganna con la mente, ci pensano gli effetti secondari della dipendenza ad indicargli che c’è un problema reale. Il giocatore d’azzardo ha molte più difficoltà a comprendere che è un drogato, e quindi le possibilità di recupero sono minori.
Io rimasi perplesso davanti a quei dati, ma quietai la mia coscienza, perchè avevo 25 anni, era il mio primo lavoro “importante”, lo stipendio era favoloso, e tra me e me dicevo: “Come in tutte le cose, ognuno è responsabile di ciò che fa, io non li costringo certo a giocare, e poi la percentuale di casi patologici sarà sicuramente esagerata”.
Quattro anni dopo, abbandonai l’industria, distrutto mentalmente dalla fatica morale accumulata.
Vi faccio un esempio del tipo di situazioni che ho dovuto gestire.
All’epoca ero il capoufficio, e mi occupavo soprattutto delle transazioni (pagamenti da e per i casinò).
Mi passano una telefonata che le telefoniste non riuscivano a gestire, con la cliente, una signora anziana, che chiedeva espressamente del capo.
Rispondo: “Buon giorno signora, qual’è il problema? Come posso aiutarla?” Ieri ho giocato venticinquemila dollari in uno dei vostri casinò – mi dice – ho perso tutto. Ed io:” si, signora, mi risulta, vuole sporgere reclamo per qualche motivo?” No – mi fa – E’ che ho 75 anni ed ho l’Alzheimer, e quelli che ho giocato sono tutti i risparmi che avevo accumulato. Potreste ridarmeli indietro?
Voi come vi sareste sentiti? Questa non era la prima chiamata del genere per me, era l’ultima di una lunga serie, e mi ricordo esattamente come mi sentii: pensai che io queste cose le sapevo da quando ero entrato in gioco. Pensai che non ero in fondo diverso da quelli che contrabbandano cocaina nei cargo, o quegli spacciatori che quando vedono l’eroinomane, gli fanno vedere la bustina da lontano. Sentii rabbia e delusione verso me stesso, e mi sentii impotente: volevo assolutamente restituire i soldi alla vecchietta.
Ma non erano soldi miei, e di parlarne con il proprietario del casinò era assolutamente fuori questione: avrebbe riso di me.
Dissi:”Mi dispiace signora, per quanto io voglia aiutarla, non posso, i soldi non sono i miei, io li trasferisco e basta“.
Quel giorno,però, si ruppe il mio equilibrio interno. Due mesi dopo mi licenziai.
C’è tanto ancora da dire, magari lo farò in articoli successivi. Per esempio mi ricordo delle riunioni mondiali dei proprietari di casinò on line, in cui si discutevano i metodi e gli uomini da appoggiare, con soldi e favori, per fare lobbying pro-legalizzazione sulle istituzioni americane. Oppure di quando si assoldavano detective privati per controllare l’effettiva solvibilità dei grandi giocatori.
Credo esista un motivo ben preciso per cui, negli ultimi anni, è stato dato quest’impulso smodato alla diffusione dell’azzardo. Che va oltre il mero guadagno dei privati e delle istituzioni in ballo. Il motivo è lo stesso che ha portato alla diffusione dell’LSD negli anni sessanta, e della cocaina e dell’eroina negli anni successivi: La distrazione ed il blocco della crescita delle coscienze.
Così come l’LSD servì a deviare gli impulsi positivi della controcultura pacifista, ed a marginalizzarla, oggi si usa il gioco d’azzardo per acuire la povertà della popolazione, e per tenerla occupata con pensieri di preoccupazione, o illusorie speranze di benessere materiale, che nella quasi totalità dei casi, non arriverà mai. Mantenere l’attenzione sulla materia, sul bisogno animale, lontano dalla pensieri realmente positivi.
In Italia si cominciano a sentire gli effetti devastanti di questa piaga, in cui gli stati sono complici e profittatori, ma fanno leva sulla scarsa informazione, sugli egoismi dei singoli, giocatori e case da gioco. Insomma, le solite piramidi, usano l’unica arma che hanno realmente, le nostre debolezze, per ricordarci di svegliarci.
Per informazioni ulteriori sul gioco d’azzardo patologico, leggere l’articolo Il gioco d’azzardo patologico