SUICIDIO NELLA CATTEDRALE
di Fausto Carotenuto
Uno sparo nel buio della coscienza.
Uno scrittore attivista di destra, un uomo di 78 anni, Dominique Venner, si è ucciso sparandosi davanti a 1500 persone nella cattedrale parigina di Notre Dame.
Era angustiato per l’approvazione della legge sui matrimoni e le adozioni gay. E aveva annunciato un gesto “forte”. Ancora una vittima, una povera vittima della retorica dei “gesti forti”…
A prescindere dalle ragioni del gesto, nelle quali non vogliamo ora entrare, quello che ci colpisce è che un anziano intellettuale arrivi a uccidersi per un tema politico, per fare quello che secondo lui significava “risvegliare le coscienze” dei francesi dal sonno. Grande rispetto per questo essere umano, quali che siano le sue ragioni… ma il suo atto dimostrativo volutamente intende provocare sentimenti e pensieri. Non è un gesto solamente privato… E questo ci spinge a commentarlo in base al nostro punto di vista.
L’intenzione dichiarata era quella di risvegliare i francesi… ma è sveglia una coscienza che decide un atto “simbolico” così violento di fronte a 1500 persone, in un tempio come Notre Dame? Questo gesto non parla piuttosto dei tanti condizionamenti di una personalità che credendo di essere libera ha invece espresso la propria schiavitù a forme pensiero claustrofobiche e limitanti?
Un gesto simile appare espressione nefasta di una nebbia ideologica che acceca rispetto alla realtà delle dinamiche umane. Nella rete delle coscienze in crescita non sono i gesti distruttivi o autodistruttivi a migliorare la società, ma al contrario i gesti d’amore creativo.
Dominique era un uomo che aveva considerato la violenza come strumento di affermazione di ideali spesso poco condivisibili. Come quando faceva parte della famigerata OAS, l’organizzazione violentemente contraria alla indipendenza algerina, fino a organizzare un attentato al generale de Gaulle.
Un suicidio proprio sotto quelle due torri dedicate alle due grandi Dames del Medio Evo giovannita templare: una per la Maddalena – l’anima umana che evolve incontrando l’amore puro – e l’altra per Maria, la Sofia, il divino femminile cosmico. Nulla di più lontano dalla inconsapevolezza di un suicidio.
Quante ne hanno viste quelle torri: il rogo del maestro templare Jacques de Molay, i condannati che dalla prigione della Conciergerie andavano alla ghigliottina del terrore rivoluzionario… Ed ora il suicidio di una coscienza che non si riconosce, proprio sotto le torri dell’archetipo divino della coscienza…
Compassione… E che già in queste ora Dominique trovi un po’ di luce nel buio astrale dell’incosapevolezza…