DESH – l’arte emotiva
Paola Lo Sciuto
Avvicinare i pubblico alle arti contemporanee non é facile, perché spesso l’arte usa un linguaggio autoreferenziale, e ciò che arriva al grande pubblico sono solo le opere concesse dal potere economico e diffuse dagli schermi televisivi nelle forme più fintamente positive e superficiali. L’arte che non dà risposte ma pone domande, quella emotiva, vicina all’intimo dell’ artista te la devi trovare da solo, cercare nei teatri e nelle piccole gallerie, capire quello che vale e quello che usa la forma estetica come distrazione da se invece del suo opposto. Quell’arte che ti fa vivere attraverso L’intimo dell’artista gli archetipi e le modalitâ della tua anima facendo esperienza attraverso la sua esperienza e provando in modo tangibile la coincidenza tra il microcosmo e i macrocosmo.
L’arte nelle sue molteplici forme oggi é un fiume in piena che trasporta tutto, quello che serve e quello che é solo consumo per il mercato, in una roccanbolesca fiera dei fenomeni cromatici e di manifestazioni scioccanti
Come dice Luigi Lombardi Vallauri, la bellezza é una iniziazione, la devi frequentare per riconoscerla. E allora bisogna sperimentare e vedere, e farsi una idea, e cominciare a capire che i grandi artisti sono vivi e anche se oggi è forse più facile trovare sul palcoscenico opere mirabili piú che in una galleria, presa di mira da leggi impetuose del mercato e della merce, vale la pena cercare, cercare il nutrimento fondamentale dell’anima che dona l’arte che esiste e resiste.
Una cosa che ho notato é che i fruitori degli spettacoli di danza contemporanea in Italia sono solo gli specializzati, quelli che si occupano in qualche modo di danza.
Negli spettacoli di danza la vera differenza è la preparazione fisica del danzatore. Un tempo esistevano le danze tradizionali e la danza classica, il danzatore esercitava il corpo in una serie di passi la cui coreografia consisteva nel comporre come le note per la musica, una sequenza piuttosto che un altra. il rapporto con la terra non esisteva, ed le danzatrici sulle punte dovevano piegare il proprio corpo rigidamente all’esecuzione perfetta di forme esteriori prefissate.Poi vennero le danze di liberazione, i danzatori tolsero le scarpette, le braccia verso la terra, non più movimenti a priori ma fissare sequenze di improvvisazioni scatenate da ricordi emotivi o del coreografo o del danzatore stesso. ll lavoro della Grandissima coreografa Pina Bausch ha fatto si che dopo di lei l’intero mondo dell’arte non fosse più lo stesso.
Oggi vi proponiamo un grande coreografo indiano, Akram Khan, che ha fatto della sua ultima coreografia un vero capolavoro, purtroppo ciò che si può vedere è soltanto un trailer dello spettacolo Desh arrivato a Roma l’inverno scorso, solo per farvi venire la curiositá la prossima volta di andarlo a vedere in teatro se vi capiterá, o cercarlo su youtube.
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