Facebook e l’Anima: mi piace o non mi piace?
di Fausto Carotenuto
Enorme lo sviluppo di Facebook che, sia pure condizionato in vari modi dai marpioni che lo hanno inventato, è comunque un grande strumento di comunicazione. Ma forse vale la pena di capirne meglio alcuni meccanismi. In particolare la strana questione del “mi piace”.
Non è questo un meccanismo innocuo, ma il suo funzionamento è piuttosto sottile.
Quando riceviamo una nota inviata su Facebook, possiamo commentarla, cliccare “mi piace”, e condividerla. Il modo più semplice per mostrare approvazione per la nota è quello più istintivo, che dice “mi piace”. Un alto numero di “mi piace” esprime il fatto che una nota ha una certa popolarità. E quindi, se concordiamo con quello che viene scritto, con una immagine o con un filmato, diciamo facilmente “mi piace”, come ad attribuirle davanti a tutti validità e credibilità.
Poi accade che in molti ci sentiamo a disagio quando nella nota o nell’immagine c’è qualcosa di molto negativo, perché noi vorremmo solo dire che concordiamo con il fatto che la nota metta in evidenza un certo aspetto negativo della realtà. Ma questo non significa che quel fatto negativo “ci piace”. Anzi non ci piace per niente.
Ma allora perché continuare ad adoperare questo inadeguato “mi piace”? Non si poteva adoperare: sono d’accordo, condivido, concordo o altro?
Cerchiamo di approfondire alcuni aspetti:
Se potessi cliccare su un tasto che dice sono d’accordo, condivido, concordo… metterei in gioco alcune parti dell’anima o psiche, che sono di tipo superiore, e che sono il frutto di una elaborazione interiore di un qualche tipo. Della quale in qualche modo diventiamo consapevoli e responsabili.
Il meccanismo “mi piace” o “non mi piace” è invece una reazione, un risposta che sorge spontaneamente in noi ogni volta che entriamo in relazione con un qualcosa che si presenta alla nostra attenzione.
Per ogni cosa che entra nella mia vita, sorge un “mi piace” o “non mi piace” automatico. Del sorgere di questa sensazione di piacere o dispiacere noi non siamo responsabili.
Secondo la scienza spirituale noi non siamo responsabili della sensazione di piacere o dispiacere che ci sorge dentro, ma lo siamo di cosa poi facciamo di quella sensazione: questo coinvolge la nostra coscienza.
E da questo lavoro di elaborazione fatto dalla nostra coscienza viene fuori che non tutto quello che ci piace è bene per noi e per le persone, gli esseri e l’ambiente intorno a noi. Ed anche che non tutto quello che non ci piace è necessariamente negativo. Solo un lavoro fatto dalla nostra coscienza, proprio in qualche modo superando e usando il meccanismo spontaneo, ci consente poi di comprendere meglio la realtà e di decidere su cosa fare in modo consapevole.
Se invece di fare questo lavoro ci lasciamo andare alla sensazione iniziale di mi piace o non mi piace, non facciamo altro che far crescere in noi delle aree della nostra psiche che rafforzano l’inconsapevolezza cieca a sfavore della crescita della nostra coscienza.
In qualche modo il tasto mi piace su FB entra sottilmente in questo meccanismo. E lo fa in modo differenziato a seconda del livello di consapevolezza di chi deve scegliere se usarlo e come.
Chi è sufficientemente maturo usa su FB il tasto “mi piace” solo se ha fatto una qualche elaborazione consapevole. Ma se siamo ancora in una fase immatura, o siamo distratti e non particolarmente centrati e dominati dalla “pancia”, tendiamo a cliccare sul “mi piace” sulla base della nostra prima reazione emotiva.
E questo non fa altro che rafforzare la nostra parte scarsamente consapevole, legata a sensazioni grezze ed ancora non elaborate.
Quello che avviene ora è che se, ad esempio, un blogger vuole avere grandi risultati, che può “vendere” anche come pubblicità, basta giocare sui sentimenti bassi e forti di chi legge, ed eccitarli con note studiate apposta. In tutti i campi.
Limitandoci alla politica ed all’economia, basta fare attacchi forti a ladri, poteri finanziari, a multinazionali, terroristi ed eserciti, evitando qualsiasi aspetto positivo sul come impegnarsi per fare del bene, per avere una valanga di “mi piace”, accompagnati da lunghissime liste di commenti pieni di turpiloquio grondante odio… Dei “mi piace” che in fondo dicono: “Mi piace il fatto che non mi piace”. ” Mi piace il fatto che odio queste cose”.
Non diciamo che non bisognerebbe indignarsi per quello che non va – che è tanto e che va denunciato chiaramente. Ma pensiamo sia utile sottolineare che si può finire per accentuare l’indignazione trasformandola in onda di odio, evitando quell’esercizio della coscienza che vorrebbe lavorare per trasformare quello che non va in stimolo a fare bene.
Compiacersi del fatto di odiare, fa crescere in noi la componente non amorosa, non consapevole.
Le grandi forze anticoscienza che sono spesso dietro a questi grandi fenomeni sono favorevoli allo sviluppo di ondate di odio per vari motivi:
perché portano all’inazione (perchè esauriamo in quel sentimento molte energie, perchè l’odio ci compiace dando la responsabilità di quello che non va ad altri, e perchè suscitano in noi la sensazione che contro questi terribili e potenti cattivi non si può fare null’altro che odiare), e perché l’odio tiene bloccata la crescita della coscienza. Che si sviluppa unendo l’amore costruttivo ai nostri pensieri.
E poi perchè la nostra parte non cosciente è anche quella più facilmente manipolabile… Basta guidarci verso certe direzioni contando sulla nostra reazione emotiva, non riflessiva e non cosciente, ed il gioco è fatto…
Una volta si chiamavano “strategie per il controllo delle masse”…
Come per tutto quello che ci viene incontro nel web, anche per Facebook vale il criterio che può essere un validissimo strumento di crescita e di comunicazione, ma anche un amplificatore dei nostri sentimenti più bassi. Dipende da quale parte di noi lo usa: la coscienza… o la “pancia”…
Facciamone un grande strumento di crescita!
Detto questo, mi raccomando: continuate “consapevolmente” a cliccare “mi piace” sugli articoli di Coscienzeinrete…. 🙂