E’ italiana la nuova plastica ecologica che si scioglie in acqua
Redazione
Una scoperta che promette una rivoluzione ecologica a colpi di canna da zucchero, e dimostra come un modello produttivo sostenibile per l’ ambiente alternativo a quello odierno basato sul petrolio è possibile. L’ azienda italiana bio-on nata nel 2007 e attiva nel settore delle bioplastiche ha brevettato un nuovo polimero utilizzabile per fabbricare un nuovo tipo di plastica totalmente biodegradabile, utilizzando gli scarti della produzione agricola.
Il nuovo prodotto, a cui è stato dato il nome di minerv-pha, in omaggio al paese romagnolo minerbio dove è stato concepito, viene realizzato attraverso la fermentazione batterica degli scarti della canna da zucchero o della barbabietola. Questa innovazione nel processo produttivo rende il biopoliestere italiano una merce unica nel suo settore, perché a differenza delle altre plastiche biodegradabili, non viene realizzata a partire da piante ,come ad esempio il mais ,che risolvono i problemi legati all’ inquinamento, ma ne creno altri di carattere etico, relativi alla scelta di utilizzare i cereali per concepire beni non alimentari.
La plastica che viene ottenuta attraverso questo nuovo procedimento può essere utilizzata per fabbricare un’ ampia varietà di prodotti sia flessibili come le buste della spesa, che rigidi come le bottiglie, gli imballaggi alimentari, i componenti elettronici e automobilistici. Inoltre i materiali che vengono realizzati a partire da questo poliestere si sciolgono in un ambiente acquatico non puro, come ad esempio un fiume, in dieci giorni senza emettere alcuna sostanza inquinante.
La bio-on conta di commercializzare la sua tecnologia attraverso la cessione di una licenza alle aziende interessate e alla realizzazione di un impianto con una capacità produttiva da diecimila tonnellate l’ anno affidata a un impresa che collabora al progetto.
Questa invenzione permette di sostituire la comune plastica, che viene prodotta a partire dal petrolio e inquina l’ ambiente, perché non biodegradabile e spesso smaltita in inceneritori. Con susseguenti emissioni di polveri tossiche che avvelenano il territorio e hanno un impatto anche sulla salute umana. Diversi studi hanno infatti confermato come le particelle emesse da queste centrali provochino malattie come tumori, morbo di parkinson, lalzheimer, lctus , malattie cardiache e siano causa di malformazioni fetali.
articolo di Marco Orlando