I Turchi invadono la Siria e attaccano l’Isis. Perchè?

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I Turchi invadono la Siria e attaccano l’Isis. Perchè?

Redazione

Le alcuni giorni fa le truppe turche di Erdogan hanno invaso la Siria, scacciando l’Isis dalla città di confine di Jarabulus, e confinando le truppe curde al di là dell’Eufrate.

Perchè lo hanno fatto?

Ma i turchi non stavano dalla parte dell’Isis?

Cosa succede?

Ecco cosa scrive della situazione il sito www.difesaonline.it:

“Jarablus, 3 km dal confine turco, è stata occupata dall’esercito di Ankara. Così come richiesto dalla Turchia, le forze curde dell’YPG impegnate su questo fronte contro il Califfato, si sono ritirate a est del fiume Eufrate che taglia verticalmente la regione. I curdi hanno ceduto alle pressioni di Washington, apparentemente disposta a tutto pur di non aumentare la distanza politica con la Turchia in Medio Oriente.Turchia Siria

L’azione turca, condotta dall’esercito regolare e da migliaia di miliziani del Free Syrian Army, rianimato per l’occasione proprio dagli aiuti di Ankara, è avvenuto in aperta violazione della sovranità di Damasco. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, Assad deve cedere però alla ragion pratica: i turchi s’impegnano a spegnere il focolaio curdo, vero loro interesse nazionale, ricattando politicamente gli Stati Uniti. Dalla cosa ci guadagna indirettamente anche Damasco, non più alle prese con un aspirante Stato indipendente interno ai suoi confini; in cambio deve accettare il cuscinetto di miliziani filoturchi all’interno dei governatorati del nord, con cui il confronto sarà ancora lungo. Probabile viceversa il ritiro oltre frontiera entro poche settimane delle forze regolari turche.

In termini concreti, nel caos siriano le cose si semplificano: si riducono i fronti e ci si prepara alla resa finale.

Una conferma di ciò arriva da Daraya, città culla della sollevazione contro il governo di Assad nel 2011. I ribelli si arrendono e tutto il territorio municipale è in corso di riconsegna alle autorità di Damasco. In cambio i miliziani ottengono di essere trasferiti con bus governativi al nord, a ridosso del Governatorato di Idlib, roccaforte dei miliziani filoturchi di Jaysh al Fatah. L’accordo pone fine a un assedio lungo ormai anni e rientra nei contatti indiretti tra Damasco e Turchia, passati attraverso i palazzi di Mosca. Di fatto lo scontro si sposta nei sobborghi sudoccidentali di Aleppo, dove saranno trasferite nelle prossime ore anche 2500 unità della 4a Divisione meccanizzata siriana, impegnata finora sul fronte di Daraya.

Cosa succederà nei prossimi giorni è da vedere, ma è presumibile che lo scontro ad Aleppo si farà ancora più cruento.

CIR Fonte FasullaA questo proposito va rivelato l’informazione distorta che passa attraverso i media occidentali (RAI compresa). Il fronte di Aleppo, dove si combatte una battaglia fra forze governative e ribelli eterodiretti, viene sempre più dipinta come caos umanitario senza soluzione, così da diluire i fronti e le responsabilità militari in un calderone di cui il Medio Oriente è stato testimone più volte (l’esempio di Beirut dei primi anni ’80 vale su tutti).

Il continuo riferimento all’Osservatorio siriano per i diritti umani di Rami Abdel Rahman come fonte di dati aggiornati, non può che confondere le idee (Perchè, come facemmo notare un paio d’anni fa, l’Osservatorio siriano per i diritti umani è composto da una sola persona, pagata dai servizi occidentali è un “ente” obiettivo come Berlusconi quando parla delle olgettine. NOTA DI CIR). Con ogni evidenza l’obiettivo geopolitico delle cancellerie vicine a Washington è quello di dichiarare Aleppo “questione internazionale”, così da rendere vani gli sforzi bellici delle forze armate siriane e dei loro alleati, e creare per il futuro un problema permanente di sovranità e amministrazione regionale.

Per ora sono ancora le armi a parlare.” (Fonte: http://www.difesaonline.it/geopolitica/tempi-venturi/siria-i-turchi-sconfinano-e-assad-riprende-daraya-tutti-pronti-al-rush)

Come al solito, nelle nostre analisi, dobbiamo guardare le cose che accadono quotidianamente e collocarle all’interno dello scenario che abbiamo esposto già anni fa, e che in questi anni è diventato man mano sempre più palese: la destabilizzazione perpetua del medio oriente per poter alimentare indefinitivamente il finto scontro islam-occidente, il terrorismo e possibilmente creare un super-fronte islamico che sia una minaccia credibile per l’occidente. L’Isis, se vogliamo, è un prototipo di nemico, con più difetti che pregi, dal punto di vista di chi ha organizzato tutto il bailamme di questi ultimi anni in medio oriente.

Con la Turchia definitivamente in mano alla stessa banda (i Fratelli Musulmani) che ci ha portato tutte le primavere arabe che hanno spazzato i governi laici del medio oriente, può finalmente cominciare una nuova fase della continua destabilizzazione, con Ankara (la più grande potenza militare della regione dopo Israele) che prevedibilmente diventerà il nuovo polo magnetico del fronte islamista, ma a piccoli passettini. Il primo, come riporta difesaonline, è lo spostamento dei ribelli di Daraya, che abbandonano la città che per prima avevano sottrattoad Assad, per andare a rifugiarsi sutto l’ala dei turchi.

Nel frattempo Erdogan, con la scusa della creazione di una zona cuscinetto per proteggersi dai curdi (come se i curdi, che non hanno nemmeno uno stato, e che sono armati dagli USA, avessero una qualsiasi speranza o capacità di attaccare la Turchia), invade la città siriana di Jarabulus, e scaccia da lì le truppe del califfato, che evidentemente ha esaurito il ruolo di spauracchio guida.

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In questo modo, una volta sconfitto nominalmente Isis, la Siria continuerà ad essere per anni un bacino di tensione, con la minoranza curda da un lato, che rivendicherà un proprio stato, e con le truppe turche occupanti suolo siriano dall’altro lato, supportate da tutti quei pezzi di “ribelli moderati” e “Isis” che per anni hanno foraggiato con armi e supporto logistico. 

Non illudiamoci: il fatto che i poteri oscuri abbiano deciso di cominciare a togliere di mezzo il giocattolo preferito degli ultimi anni non significa affatto che si va verso la pace in quelle regioni. Cambieranno le modalità, cambieranno le sigle e gli stemmi, ma il dramma andrà avanti perchè serve a determinare le politiche occidentali.

Noi, come sempre, dobbiamo prendere atto di queste manovre senza spaventarci o farci prendere dall’odio o dalla rabbia. Continuiamo a far crescere le reti orizzontali di cultura, informazione, etica, nella buona agricoltura, ecc. Insomma, dedichiamoci a diminuire, ognuno nel proprio campo d’azione, gli spazi in cui questi poteri oscuri operano, a partire dalla nostra interiorità. 

 

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