Le operazioni psicologiche – Sei in guerra e non lo sai – 3

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Le operazioni psicologiche – Sei in guerra e non lo sai – 3

di Enrico Carotenuto

Le operazioni psicologiche fungono da supporto alla propaganda, che da sola può non bastare a convincere un obiettivo (che sia un singolo uomo, un gruppo  o una popolazione), specie nel breve periodo. Servono a creare delle “crisi” che inducono l’obiettivo ad abbassare inconsapevolmente quelle difese che gli permettono di resistere ai messaggi della propaganda.

Il funzionamento di queste PSYOPS (Psychological Operations) è semplice: si fa leva sui bisogni dell’obiettivo. I bisogni possono essere primari, o fisiologici (esempio: sete, fame, sonno, freddo, ecc.) o secondari (affiliazione, conquista, potere, prestigio, ecc.). I bisogni secondari sono di derivazione culturale e sociale, ci arrivano dall’esterno, e variano da cultura a cultura. Far leva sui bisogni signfica sfruttare “quelle mancanze o insufficienze che spingono un individuo ad agire per soddisfarle e creano frustrazione, insicurezza e paura, perchè più questa aumenta, più la tensione aumenta, più l’individuo sarà portato ad agire, ovvero a reagire senza riflettere, nella direzione voluta dall’operatore (colui che effettua l’operazione psicologica sull’obiettivo, NDR), appena gli si presenta l’occasione” (S.Manfredi, Psyops, p.19)

Dunque, il bravo operatore farà di tutto per:

“- prima nel creare un bisogno (qualora non esista già): di sicurezza, di lavoro, di giustizia, ecc.

 – Poi nell’impedire per un certo periodo che l’obiettivo possa soddisfarlo, creando così: frustrazione, insicurezza e paura;

 – quindi nel “suggerire” il comportamento, ovvero l’azione, per appagarlo.

In un crescendo di cinismo e follia i documenti di guerra declassificati (desecretati, NDR) indicano con precisione agli operatori le azioni da compiere per creare bisogno, frustrazione ed insicurezza nell’obiettivo:

  • creare scarsezza di viveri, abitazioni, vestiario e di altre necessità;
  • sviluppare al massimo la corruzione e la concussione tra i capi e la popolazione;
  • stimolare il dissenso tra le élite politiche e militari;
  • appoggiare forme di sanzione economica;
  • creare inflazione e tassazione esorbitante e non equa;
  • fomentare l’intolleranza razziale e religiosa;
  • creare disunità politica e mancanza di fiducia nei capi;
  • incoraggiare la discordia tra elementi sociali, politici ed economici, creando risentimento tra di loro e contro il governo;
  • creare mancanza di risorse che possano sostenere l’economia;
  • attuare un regime poliziesco con arresti in piena notte e censura;
  • fomentare rivolte e sovversioni;
  • compiere azioni di sabotaggio, terrorismo e violazione dei diritti umani.” (S.Manfredi, Psyops, p.19)

Alla fine di tutte queste manovre preparatorie, generalmente si ricorre ad un falso incidente (false flag) per far precipitare la situazione e indurre l’obiettivo (accuratamente preparato da propaganda e psyops) ad eseguire l’azione voluta dall’operatore.

Psyops5False flags acclarate e tristemente note sono, ad esempio: l’incidente del Golfo del Tonchino (che ha dato via alla guerra in Vietnam), il falso massacro di Racak (il pretesto per la guerra in Kosovo), Le famigerate armi di distruzione di massa di Saddam Hussein (rivelatesi mitologiche quanto El Dorado), ecc.

Questi sono incidenti “falsi” in cui magari centinaia, o anche migliaia di persone perdono la vita davvero. Uno degli ultimi eclatanti esempi di false flag sono stati gli attacchi con armi chimiche in Siria dello scorso anno, costati la vita a centinaia di adulti e bambini. Subito attribuiti al “dittatore” Assad da tutte le testate occidentali, dovevano fungere da pretesto per l’invasione da parte delle truppe americane. In questo caso, fortunatamente, grazie all’appoggio della Russia, sono riuscite ad emergere in tempo (e ad essere pubblicizzate) le prove che gli attacchi non erano opera di Assad, ma di quei ribelli osannati da tutti i media, che cercavano secondo gli stessi media, di arrivare alla democrazia ribaltando il tiranno. Invece, riguardando tutto l’episodio alla luce di quanto abbiamo elencato fin ora, possiamo rivedere tutta la storia che ci hanno raccontato, e riassumerla così: propaganda + psyop + false flag.

Psyops6Un altro metodo per far scattare un incidente false flag, è quello della provocazione: si fa un’azione di provocazione priva di copertura mediatica ed allo stesso tempo si fornisce un bell’obiettivo che, quando colpito per rappresaglia, susciterà enorme scalpore nell’opinione pubblica che richiederà azione immediata da parte del governo. Un esempio di questo tipo di tecnica è l’attacco giapponese a Pearl Harbour, che modifico completamente l’opinione pubblica americana (fino ad allora decisamente non interventista), e permise a Roosevelt di entrare nella seconda guerra mondiale.

In questi giorni le pagine dei media sono occupate dai massacri a Gaza ed in Ucraina. Da entrambi i fronti ci giungono notizie che potrebbero essere interpretate come “provocazioni” e false flag. L’abbattimento del volo della Malaysian Airlines, non si sa ad opera di chi, è stato immediatamente strumentalizzato dai media, e guarda caso sembra essere più un grattacapo per i russi che per gli americani. Dall’altra parte invece, le azioni di Israele cominciano a sembrare controproducenti per gli stessi israeliani, che hanno fatto si che l’opinione pubblica si schieri principalmente dall parte della causa palestinese, non si capisce bene in cambio di cosa. Alla luce di quello che abbiamo visto fin ora, entrambe le situazioni fanno pensare parecchio, no?

Sei in guerra e non lo sai – parte 1

Sei in guerra e non lo sai – parte 2

Se ti interessa approfondire il funzionamento e la storia delle operazioni psicologiche in Italia, leggi: https://coscienzeinrete.net/politica/item/1980-psyops-un-importante-libro-rivelatore-di-solange-manfredi-da-leggere

 

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