Il re di Spagna abdica: ma ha ancora senso che esistano famiglie reali?

Juan Carlos

Il re di Spagna abdica: ma ha ancora senso che esistano famiglie reali?

di Fausto Carotenuto

Diremmo di più: ha mai avuto senso? Forse sì millenni fa, ma ora…

Il monarca spagnolo Juan Carlos, dopo anni di brutte figure e di scandaletti di tutti i tipi, ha deciso di abdicare in favore del figlio Felipe, principe delle Asturie, che assumerà il titolo di Filippo VI di Borbone.

Borbone? Esistono ancora i borboni? Ma non erano quelli francesi, o quelli di Parma o quelli di Franceschiello a Napoli?

Sì, sono proprio loro che ancora siedono su un trono importante.

Ma perché ci sono ancora le famiglie reali? Cosa ha in più una famiglia discendente da antichi predatori rispetto agli altri cittadini? Per quale motivo un tizio che nasce in una di queste famiglie poi deve essere messo a capo di un Paese?

In base a quale criterio?

Certamente non può essere in base al criterio che lui o lei, eredi al trono, sono i migliori di quel Paese, quelli che hanno più talento. Perché è scontato che non sia così.

No, loro diventano re o regine per “diritto di sangue”.

Allora vuole dire che c’è un “sangue”, una razza migliore di tutte le altre. Che stupidaggine— ormai non lo dicono più nemmeno loro perché è insostenibile.

Beh, ormai è evidente a tutti che questa storia non regge. Che è una panzana priva di senso. Ma non è sempre

stato così. In tempi antichissimi una umanità molto immatura aveva bisogno di guide. E allora prima c’erano degli esseri spirituali… incarnati con questo compito, Poi dei re “pastori”, iniziati in contatto diretto con il cielo dal quale traevano continue ispirazioni su come guidare i propri popoli.

E poi, ad un certo punto, venendo meno la guida divina per propiziare la crescita degli esseri umani, il gioco del comando è finito nelle mani dei prepotenti, di quelli che si prendevano il potere con qualsiasi mezzo. In genere rubando, corrompendo, tradendo ed uccidendo. Con qualche rara eccezione come la fugace democrazia greca…

Ma i predatori del potere pretendevano, per legittimare il loro comando, di essere ancora re pastori o sacerdoti inviati dal Cielo. E naturalmente, non volendo mollare il potere così faticosamente conquistato, lo passavano ai figli. Inventando la storia del re per “diritto divino”.

I romani, più sbrigativi, ad un certo punto misero insieme le due cose con la figura dell’imperatore, che era di volta in volta il predatore più bravo di tutti, quello maggiormente privo di scrupoli, il più abile a corrompere e a massacrare di altri. E gli imperatori già con Augusto  assunsero anche il ruolo di Pontifex Maximus. Sì, proprio il pontefice, quel gran sacerdote che dice di avere le chiavi del rapporto tra uomini e mondo spirituale.

All’arrivo dei barbari, l’impero per non scomparire si camuffa da chiesa cristiana e dopo un po’, non potendo più esprimere i re direttamente, riesce a far passare l’dea che non eri re se il tuo diritto divino non veniva dichiarato dal Papa, dal solito Pontifex Maximus di prima. Prima pagano, ora cristiano. Un altro bell’imbroglio.

Poi anche l’importanza dell’investitura papale, soprattutto negli ultimi secoli, è andata sfumando.

Insomma ora ci ritroviamo in certi paesi dei re che non si sa perché sono re. A che titolo. Non lo sono più per diritto divino e non lo sono perché migliori degli altri.

L’unico titolo valido, ma che non si può divulgare apertamente, è che gli ambienti nobili e le famiglie che li esprimono sono ancora degli ottimi servitori dei grandi poteri oscuri mondiali. Fino a che riusciranno a convincere certi popoli che loro sono i migliori, i poteri oscuri li terranno lì a fare i re per presidiare certe posizioni. Pronti a sostituirli non appena dovessero rivelarsi incapaci di continuare a guidare nazioni per loro conto.

Ma dal punto di vista della coscienza le cose come stanno?

Chiaramente nessun uomo ha un diritto superiore ad un altro. Ognuno ha dei talenti da mettere a disposizione amorosamente nei confronti della società. Le famiglie reali non hanno alcun particolare talento, tranne la fedeltà a certi poteri.

Una sola aristocrazia esiste, ed è quella dell’amore. Della capacità amorosa di volere il bene degli altri.

Gli unici veramente titolati a governare i popoli sono quegli esseri umani che più di altri sanno come volere il bene della gente, in modo incondizionato e disinteressato. Sanno come amare la società in modo profondo, intelligente, costruttivo.

Non per un inesistente diritto divino ma per aver maturato nell’interiorità una coscienza superiore.

Fino a che non riusciremo ad affidare le nazioni a questo tipo di persone, continueremo ad essere sottoposti a veri e propri monarchi della manipolazione predatoria. O per diritto di sangue o per repubblicana bravura a manipolarci.

Che siano re o presidenti, monarchici o repubblicani… non fa molta differenza.

Ma, almeno per principio, l’umanità dovrebbe intanto mandare in soffitta questo anacronismo che affida il vertice di importanti paesi ai discendenti di grandi predatori, a prescindere dalle loro qualità e dai loro talenti. Ormai sono solo dei grandi ed inutili parassiti. E contemporaneamente scegliere i più saggi, i più disinteressati, i più liberi ed i più amorosi per governare.

Ora non se ne vedono molti. Ma noi puntiamo a questo ideale… Non ci accontenteremo di meno… ed un giorno grandi saggi guideranno con amore il mondo per renderlo un luogo migliore.

 

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