TAV Il super stato oligarchico, il controllo delle masse e dei mezzi, e la crescita della coscienza

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TAV Il super stato oligarchico, il controllo delle masse e dei mezzi, e la crescita della coscienza

di Enrico Carotenuto

 

Gli studi sulla TAV indicano che l’unico effetto reale delle linee ad alta velocità sembra essere quello di favorire la crescita delle grandi città e della grande industria, a discapito delle città minori, delle zone rurali, e delle economie locali. I motivi di questa scelta strategica europea, nell’ambito del percorso di crescita delle coscienze.

E’ impossibile accostarsi alla letteratura esistente sulla TAV in Val di Susa, senza che vengano in mente dubbi fondamentali , che i proponenti del progetto, stranamente, sembrano non tenere in considerazione. Analizzando i flussi storici di traffico, e tenendo a mente il tipo di economie mature, ovvero incapaci di crescita rapida, che sostengono e finanziano il progetto, risulta chiaro come il sole che il ritorno economico prevedibile non possa che essere negativo nel breve, come nel lungo termine.

Molto semplicemente, il traffico necessario a sostenere economicamente questo pachiderma infrastrutturale, non solo non esiste, ma è anche calato del 50% negli ultimi 10 anni.

Bisogna tener conto che il traffico necessario a sostenere l’impresa è dalle 20 alle 40 volte quello attuale. Tutto ciò in economie come quella francese e italiana, che da vent’anni non crescono più dell’1,5% annuo, ammesso che crescano. Non serve un premio Nobel per l’economia, per capire che i numeri, come li giri li giri, proprio non ci sono. Ma questo è palese.

Ragionando al contrario, la questione si può mettere così: se i numeri ci fossero, non sarebbero gli stati a dover effettuare un simile investimento, lo farebbero direttamente i capitali privati.

E questo è solo il punto di vista strettamente monetario, ovvero, soldi da spendere contro soldi che (non) entreranno. C’è poi la questione dal punto di vista ambientale. Anche questa disastrosa.

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Uno scavo di 57 km in una montagna piena di amianto, radon e uranio, che produrrà milioni di tonnellate di detriti fondamentalmente inservibili, proprio perché pieni di tali sostanze. Quindi impossibili da riciclare per l’edilizia o altri usi. E stiamo parlando solo dei detriti che rimarranno in forma solida, perché una buona percentuale verrà dispersa in forma di polvere attraverso tutta la valle, inquinando polmoni, boschi, fiumi, campi. Senza contare il danno alle falde acquifere, che in Val di Susa sono poco profonde.

Uno studio ha calcolato che potrebbe essere inquinata una quantità d’acqua pari a quella del fabbisogno di una città di un milione di abitanti. Dunque si prevede un aumento del 10% delle malattie respiratorie ed almeno altrettanto delle patologie legate alle altre forme d’inquinamento citate. Anche questi sono costi enormi per la collettività: aumento delle spese mediche, diminuzione della qualità della vita e dei prodotti locali, riduzione delle scorte d’acqua potabile (ma come? Non è l’acqua il bene primario del futuro per la quale si combatteranno guerre?), e via elencando…

Dunque, ci troviamo di fronte ad un progetto che perderà soldi e che distruggerà delle risorse fondamentali non solo per la comunità locale, ma per tutto il paese.

Allora perché farlo? Il parlamento italiano, di solito diviso per questioni di lana caprina, è schierato per la quasi totalità, a favore del progetto. Perché? Le persone che si fanno questa domanda, generalmente arrivano a due risposte principali. La prima è: i governanti vogliono fare questo progetto perché ci mangiano tutti. La seconda è: perché lo vuole l’Unione Europea. In effetti, navigando in rete, le spiegazioni sembrano convergere verso queste due categorie. Per noi di Coscienzeinrete, queste sono spiegazioni a metà.
Cerchiamo di analizzare ciascuna delle due.

Ora, che i partiti ed i loro clienti abbiano dei vantaggi economici dalla realizzazione del progetto, è fuori discussione. Basta guardare la composizione delle ditte appaltatrici per vedere che in mezzo ci sono proprio tutti: le coop rosse, la Fiat attraverso Impregilo, le società di Lunardi, ecc.
Vista così, la questione è chiara. Ma lo è davvero?

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Dunque, i partiti, trasversali e non, stanno cercando di ottenere dei benefici economici per i loro clienti, ma lo stanno facendo alienandosi il proprio elettorato, e ledendo la propria credibilità, quando in realtà non ce ne sarebbe alcun bisogno. In parole povere: se si devono spendere soldi pubblici per fare il solito enorme “magna magna”, perché spingere un progetto che rende la gente infelice, provoca sommosse e proteste e aliena gli elettori?

Dal punto di vista dei partiti, e dei loro clienti, sarebbe molto più vantaggioso mangiare su progetti per cui l’opinione pubblica sia favorevole. 

Per esempio si potrebbe dire che gli ospedali italiani sono obsoleti, e rifarli tutti, si potrebbero spendere gli stessi soldi, o molti di più, per rifare i manti stradali delle principali città, si potrebbero spendere gli stessi soldi per la messa in sicurezza delle aree a rischio idrogeologico, quelle stesse aree che ogni anno vengono distrutte da inondazioni, nevicate, terremoti, ecc.

Ognuno di questi possibili progetti avrebbe, oltre ad un ritorno economico positivo per la nazione, un ritorno d’immagine grandioso per tutti i partiti, soprattutto in vista del fatto che la credibilità degli stessi partiti è ai minimi storici. Quindi, se il problema è solo quello di spendere soldi pubblici, perché non farlo per cose che farebbero piacere alla gente? Perche incaponirsi contro ogni logica per farne passare uno a cui gli italiani, almeno quelli che s’informano, sono chiaramente ostili?
L’unica risposta che mi viene in mente, ahimè, è che questo progetto sia imposto dall’alto, da quei poteri sovranazionali, sovra politici, che stanno costruendo il nuovo super stato. E questo ci porta inevitabilmente alla seconda spiegazione:

Ce lo chiede l’Europa. Ma perché ce lo chiede?

L’unione Europea ha in progetto la costruzione di grandi arterie ad alta velocità che colleghino l’Europa da Nord a Sud e da Est ad Ovest. Fin qui, sembra, nulla di male, anzi. Ad un’analisi più attenta, però, vengono alla luce aspetti inquietanti.

Storicamente, le linee ad alta velocità si sono rivelate antieconomiche. Sono quasi tutte in perdita, tranne pochi esempi come la Tokyo-Osaka. Gli effetti principali che hanno queste linee è di far crescere la popolazione delle città principali collegate, ma favorendo la maggiore e più centrale delle due. Nel caso della Lione-Torino, sia Lione che Torino crescerebbero di abitanti, ma Lione ad un tasso maggiore di Torino. In compenso, le zone attraversate dalle linee, ma che non hanno fermate, subiscono una perdita d’importanza e le economie locali vanno in sofferenza. Dunque si produce un effetto per cui la crescita delle città viene pompata dalla pauperizzazione delle economie locali.

In assenza di benefici economici netti, poiché le linee sono e saranno in perdita, ne risulta che il network europeo dell’alta velocità ha come risultato principale quello di far crescere la popolazione delle città maggiori, e di inaridire le economie locali.
Da questi dati emerge l’ombra di una strategia sinistra.

Può infatti essere un caso che la Commissione Europea, ovvero l’organismo decisionale ed esecutivo (ricordatevi che il parlamento europeo è solo un organismo consultivo, le cui richieste possono essere del tutto ignorate dalla commissione), sia composta sempre di persone appartenenti agli stessi circoli economico-burocratici, espressioni di grandi multinazionali e della finanza, e che queste persone lavorino a discapito delle economie locali?

Prendiamo il caso di Monti, anch’egli strenuo propositore della TAV. Oltre alla sua appartenenza a gruppi molto discussi come Trilaterale, Bilderberg, Goldman Sachs e Gruppo Spinelli, Monti è tra i fondatori del Gruppo Bruegel, del quale è stato il primo amministratore delegato (2005-2008), e del quale è ora presidente onorario in riconoscimento al lavoro svolto per il gruppo.

Questo “think tank” ha come scopo l’integrazione europea, ed i suoi membri sono, in maniera paritaria, stati, grandi multinazionali (dal farmaco alle automobili), e grandi banche.
Guardare per credere http://www.bruegel.org/about/members/

Noi di Coscienzeinrete ci chiediamo come mai gruppi come questo, che esprimono poi il reale potere della commissione europea, stiano facendo di tutto per concentrare le popolazioni nelle grandi città e per distruggere le economie locali. La risposta, è molto semplice.

brazilchickens 460Gli individui, se aggregati in grandi città, sono più facilmente governabili dall’alto in quanto completamente dipendenti dalle infrastrutture e dai grandi gruppi economici. Per sottomettere gli abitanti di una città, basta chiudere il rubinetto del gas, o dell’acqua. Gli abitanti di una città sono completamente dipendenti dalle multinazionali del cibo. Insomma, un pollo in batteria costa meno, rende di più, ed è più facile da gestire di un pollo che ruspa per l’aia.

Ovviamente, per le grandi multinazionali c’è la convenienza di avere maggiori introiti. Quelle del farmaco, per esempio, traggono vantaggio dalle grandi aggregazioni dove le condizioni di stress sono maggiori, così come l’incidenza e la trasmissibilità delle malattie, per il semplice fatto che in una grande città la vita è meno salubre che in una piccola o in campagna.

Soprattutto, tali aggregazioni favoriscono l’omogeneità del pensiero. Specialmente il pensiero materialista.
E quando il pensiero è omogeneo e materialista, la crescita della coscienza viene ritardata in maniera esponenziale.

Insomma, l’accentramento sfavorisce la crescita della coscienza, e così facendo favorisce il mantenimento del potere così com’è: dall’alto in basso.

Per contro, delle forti economie locali favoriscono l’indipendenza economica dai grandi gruppi (se posso mangiare le cose che produce il mio vicino, non ho bisogno di mangiare quelle della grande distribuzione), avvicinano le popolazioni alla terra ed alla sua difesa, ed in ultima analisi, favoriscono l’eterogeneità di pensiero. Ovvero, portano ad uno sviluppo più rapido della coscienza individuale.
Ora, quale è la risposta di chi vuole sviluppare la propria coscienza?

Innanzitutto di evitare di cedere alla trappola dell’odio. Ricordarsi che “il male”, e chi lo fa, sono semplici forze dell’ostacolo, messe li per favorire la crescita delle coscienze. Evitare di cedere alla trappola della disperazione. Pensieri come “cosa ci posso fare io, che non conto niente?” sono falsi.

Ognuno di noi può fare qualcosa per la crescita propria e degli altri. Fosse anche solo far circolare le informazioni rilevanti. Si può sempre sollevare il dibattito o mettere la pulce nell’orecchio a quelli intorno a noi, che magari altrimenti non avrebbero mai l’opportunità di pensare alla questione in questi termini. Ricordare che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Evitare la trappola della violenza. Mantenersi positivi, cercare l’aiuto del mondo spirituale, in qualsiasi modo lo si percepisca. Essere cristiani, buddisti o spirituali fai da te, non importa, l’importante è chiedere genuinamente aiuto per se e per gli altri. Anche e soprattutto per i poveretti che fanno da ostacolo.

Bisogna ricordare che il loro è il percorso più lungo. Chiedere aiuto, e fare il possibile. Per combattere quotidianamente l’accentramento, è importantissimo favorire le economie locali: bere birra locale, acquistare il cibo attraverso i GAS, e se proprio impossibilitati a favorire i prodotti a km 0, acquistare prodotti con la filiera più corta possibile. Evitare le catene della grande distribuzione. Insomma, cercare in tutti i modi di spendere i soldi localmente per prodotti locali.
Di più non si può fare, ma di sicuro sarà sufficiente, perché ci vengono inviati solo gli ostacoli che possono essere superati .

 

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