L’indagine doveva essere condotta su 2mila persone circa, di età 18-70 anni, residenti nei comuni dell’Amiata più interessati dalle emissioni delle centrali.
Ancora le 2mila persone auspicate dal direttore dell’osservatorio epidemiologico dell’Ars Fabio Voller non si sono ottenute. Gli esami hanno riguardato 1.065 persone per un 50% fuori campione Ars. Hanno completato tutte le analisi in 992 di cui 629 volontari. Più donne (57%) che uomini (43%), più over 55 (38,4%) che under 40 (26%).
«È comunque un campione sufficiente – ha detto Voller ad Arcidosso – e arrivare a 2mila non dovrebbe spostare di molto i risultati».
Ma quali elementi si era andati a cercare nel sangue e nelle urine dei campioni? Si è verificato se c’era arsenico, mercurio, antimonio, berillio, cadmio, cobalto, cromo, manganese, nichel, tallio, vanadio al di sopra dei valori di riferimento stabiliti.
La maggior parte dei metalli sono risultati presenti in eccesso rispetto ai range (arsenico 9%; cromo 9,9%; cadmio 15% ad esempio), ma lo sforamento si è registrato in particolare per il mercurio e il tallio: per il mercurio nel sangue, su 637 analisi, i superamenti sono stati 191, 30%. Per il tallio (che si assume soprattutto per ingestione e è altamente tossico) su 738 analisi, i superamenti ammontano a 222. I superamenti si registrano nei campioni di tutti i comuni considerati circa in egual misura.
Ma quali le cause di questa anomalia che preoccupa molto tutti quanti, come ha detto anche Fabrizio Boldrini, presidente Società salute Grosseto? Un dato di fatto è che nelle zone vulcaniche, come l’Amiata, c’è una esposizione naturale a questo tipo di metalli, ma per saperne di più e stabilire se ci sia un collegamento con le centrali geotermiche, occorrono analisi ancora più specifiche.
Ars adesso punta alla georeferenziazione: a cosa serve? Riuscire a stabilire se un gruppo di persone che hanno superato i limiti dei metalli abitano nella stessa zona circoscritta, se bevono la stessa acqua, se consumano gli stessi prodotti del medesimo orto, se irrigano con l’acqua di stessi pozzi, se vivono vicino alle centrali. Per i comitati questi esami sono «un’altra lampadina che si accende» sulla geotermia, per Voller e la sua collaboratrice Cristina Aprea non ci sono ancora elementi cogenti per dirlo: «Le cause di assimilazione di questi metalli sono tante», ha detto, non escludendo però la presenza delle centrali.