I Rockefeller fanno finta di lasciare il petrolio

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I Rockefeller fanno finta di lasciare il petrolio

di Enrico Carotenuto

Titoloni sui giornali di tutto il mondo: I ROCKEFELLER LASCIANO IL PETROLIO PER INVESTIRE NELLE RINNOVABILI!

Si parla di un divestimento dal petrolio di 860 milioni di dollari, che verrà riversato in non meglio specificati “investimenti più puliti”.

Dicono che lo fanno per dare un segnale alla Conferenza Mondiale sul Clima. In realtà lo fanno per continuare l’opera che iniziò con la fondazione del Club di Roma. Un opera non propriamente edificante. E poi che segnale sarebbe? Innanzitutto, loro continuano ad essere in pratica i proprietari di ExxonMobil (da noi si chiama Esso) , e poi 860 milioni non è che il “Rockefeller Brothers Fund”, una piccola goccia nell’immenso oceano dei possedimenti di famiglia, ed anche una cifra irrisoria per il mercato mondiale del petrolio. Un po’ come se uno solo di noi volesse mandare un segnale all’industria dolciaria (di cui è proprietario) comprando un pacco di patatine invece di uno di biscotti.

Rockefeller1Va anche detto che molti investitori non comprano più azioni, o hanno cambiato il loro portfolio, (un totale di circa 52 miliardi di dollari worldwide) ma l’industria petrolifera non ne risente affatto, perchè continua a generare profitti stellari.

Il fatto che menzionino la conferenza sul clima è importante, ma va interpretato alla luce di come stanno le cose in realtà, non va certo preso il valore di facciata. primo, perchè le Conferenze climatiche sono sempre state una pastetta organizzata e fatta fallire proprio dai petrolieri e dal giro dei Rockefeller (per le connessioni, vedere il dossier), secondo per continuare a soffiare sul fuoco dell’ “emergenza climatica”, che ultimamente è passata in secondo piano, seppellita dall’ “emergenza crisi economica”. Quale realtà, dite?
Che entrambe le “emergenze” sono state create ad arte, con uno scopo molto simile.
Il discorso è lunghetto, ma per comprendere meglio quesa affermazione, consigliamo la lettura di questo dossier sui club mondialisti (Club di Roma, Club di Madrid, Club di Budapest).

Ecco un altro articolo di commento alla vicenda

“Il petrolio è stata la materia prima sula quale John D. Rockfeller costruì la sua immensa fortuna con la Standard Oil, ma ora i suoi eredi stanno abbandonando i combustibili fossili per passare ad investimenti più puliti. abbandonando i combustibili fossili.

Infatti, come annuncia il New York Times, oggi il Rockefeller Brothers Fund, l’organizzazione filantropica degli eredi Rockefeller che ha un portafoglio da 860 milioni di dollari, si unirà al movimento che disinveste dalle fonti fossili, che prese il via un paio di anni fa e lo farà anche per dare un segnale al summit sui cambiamenti climatici che riunisce all’Onu leader politici e del business.

La Rockefeller Brothers Fund va così ad aggiungersi a alle 180 organizzazioni ed istituzioni, comprese Ong, organizzazioni religiose, fondi pensione e governi locali, ed a centinaia di facoltosi investitori privati hanno venduto le loro azioni delle imprese dei combustibili fossili ed hanno investito in alternative più pulite. In tutto, più di 51 miliardi di dollari, secondo Arabella Advisors, una società di consulenza alla quale si rivolgono filantropi ed investitori che vogliono utilizzare le loro risorse a fini sociali ed ambientali. Un brutto colpo per le multinazionali energetiche ad enormi capitalizzazioni di mercato e flusso di cassa.

Gli investitori ambientalisti stanno utilizzando contro il petrolio la tattica già sperimentata contro il regime sudafricano dell’Apartheid negli anni ’80 e puntano a rilanciare il dibattito internazionale sul clima e sulla necessità di investire nelle energie rinnovabili come base per evitare la catastrofe climatica. E la cosa sembra funzionare, visto che dal piccolo gruppo iniziale si è superata la massa critica di grossi investitori che potrebbero innescare un cambiamento reale.

Sull’adesione del Rockefeller Brothers Fund c’era qualche perplessità iniziale, ma poi il fondo ha dimostrato di far sul serio disinvestendo sia dalle centrali e dalle miniere a carbone, sia dalle sabbie bituminose ed aumentando gli investimenti nelle fonti di energia alternative. Ma per passare da essere una delle Big Oil a

Diventare davvero “oil free” ci vorrà più tempo. I Rockefeller hanno anche cercato di stimolare il cambiamento attraverso investimenti diretti, come i 2 milioni di dollari investiti negli anni ’80, ma la cosa si dimostrò prematura e inoltre non stiamo parlando esattamente di missionari ambientali. La verità è che ora si parla di un impegno di lunga data sulle questioni ambientali e che i Rockefeller hanno grosse partecipazioni nella ExxonMobil, l’erede della Standard Oil, e la loro conversione ambientalista non è riuscita a cambiare di un millimetro l’aggressivo e lobbystico eco-scetticismo della multinazionale.

Al di la della filantropia quello che sta convincendo molti investitori a passare alle rinnovabili è che, a parità di rischio e di resa, investire in una centrale a carbone è meno conveniente che investire in un campo eolico, anche dal punto di vista dell’immagine e della soddisfazione degli azionisti.” (Fonte: http://www.greenreport.it/news/rockefeller-non-piace-petrolio-fund-investe-in-energie-rinnovabili/#sthash.bSEzoEwG.dpuf)

 

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